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Formare per cambiare comportamenti

Viviamo in un’epoca in cui le aziende parlano sempre più spesso di formazione, ma molto meno spesso di trasformazione.

Slide, corsi online, piattaforme LMS, workshop “interattivi”. ..Tutto bello, tutto utile.
Peccato che la vera formazione non si misuri in ore erogate, ma in abitudini modificate.

Formare non significa riempire teste di contenuti, significa innescare una nuova consapevolezza, che si traduce in azione sul campo.
Per farlo servono metodi, ambienti e format che lavorino sulle persone, non solo sulle competenze.

“Se dopo un corso i comportamenti non cambiano, non hai formato. Hai solo parlato.”

L’errore di base: pensare che “insegnare” basti

Molti percorsi formativi aziendali si riducono ancora a trasmissione di contenuti: si spiega, si mostra, si testano le nozioni; tutto corretto, ma parziale.

Il problema è che le persone non cambiano perché sanno, ma cambiano perché sentono, provano, capiscono e decidono.

Un formatore non dovrebbe limitarsi a “insegnare qualcosa” ma dovrebbe creare un contesto di riflessione attiva, spingere il partecipante a guardarsi da fuori, a riconoscere automatismi, a sperimentare alternative.
Solo lì, nella frizione tra consapevolezza e pratica, avviene il vero apprendimento.

La formazione efficace lavora sul comportamento, non solo sulla mente

Imparare una competenza tecnica è semplice.
Allenare una soft skill, cambiare un’abitudine relazionale, rivedere il proprio stile di leadership o di vendita richiede qualcosa in più:
esperienza guidata, confronto reale, applicazione concreta, spazio per sbagliare.

Per questo i miei percorsi formativi sono sempre progettati come spazi di cambiamento graduale, dove ogni contenuto diventa azione.
Con esercizi, role-play, simulazioni e scenari reali, metto le persone in condizione di allenarsi, non solo di capire, perché non è il concetto che ti cambia ma la pratica ripetuta.

“Ma è un corso soft skill o tecnico?” — È un falso problema!

Oggi le aziende cercano formazione su comunicazione efficace, leadership, gestione dei conflitti, vendita consulenziale, empatia nei team, gestione del tempo, tutte aree che non si imparano in teoria.

Il punto non è se la formazione è “soft” o “hard”; il punto è: sta cambiando il comportamento delle persone?
Stanno comunicando in modo più chiaro? Delegano meglio? Collaborano con più fiducia? Vendono con più ascolto e meno pressione?

Se non c’è un prima e un dopo, non è formazione ma intrattenimento aziendale.

La formazione deve servire al business, non al curriculum

Troppo spesso i percorsi formativi diventano “presenza obbligatoria”, “badge da completare”, “costo da giustificare a fine anno”.
Ma la formazione vera è quella che risolve problemi concreti: turnover, inefficienze, conflitti, performance basse, cultura stagnante.

Per questo ogni progetto formativo che propongo parte da una domanda:
“Cosa vogliamo che accada di diverso dopo?”
Solo da lì costruisco contenuti, format, metodi, perché il valore di una formazione non è nell’aula, ma fuori.

Formare non è un’attività da inserire nel piano HR ma un atto strategico che cambia le persone e, con loro, i risultati aziendali.

Chi guida le aziende oggi ha bisogno di meno teoria e più impatto, di meno “formatori” e più facilitatori del cambiamento, di meno aule frontali e più esperienze trasformative.

Perché insegnare è facile.
Ma far cambiare modo di pensare e agire
quello sì, è un mestiere.

Non pensi che insegnare sia facile ma far cambiare modo di pensare e agire sia un mestiere? Scrivimi o guarda l’area formativa!

    30 Maggio 2025